Prologo
Il seguente testo è molto personale, soggettivo, in parte intimo, perché parla delle mie sensazioni, delle mie percezioni, dei miei limiti.
Ecco perché ho scelto di definire Perugia – Università una grande sfida: nonostante la mia età, la mia sensibilità ai rumori e le difficoltà del mio udito, non ho voluto perdere questa occasione irripetibile e che spero di poter rivivere.
L’opportunità che ci dà la città di Perugia con la sua Università per Stranieri è un dono molto generoso e una grande opportunità per chi vuole approfondire la conoscenza della lingua e della cultura italiana, da me adorate da sempre.
Anche la possibilità di conoscere persone da tutto il mondo è un’esperienza unica che vale la pena di vivere! Ho conosciuto persone splendide, appassionate, ed ho avuto grande piacere nel trasmettere loro qualcosa della mia lunga esperienza di vita.
Perugia – città: una riscoperta
Perugia – Università: una grande sfida
Tutti i borsisti di Potsdam hanno celebrato la bellezza della città di Perugia.
Che cosa potrei aggiungere allora io?
Ci ero già stata quarantotto anni fa. Non ricordo se ci sono rimasta per un giorno o di più per vedere mio fratello che doveva imparare la lingua Italiana per poter studiare in Italia. La famosa Fontana Maggiore – sì, me la ricordavo! E i tetti affascinanti della città storica, che si vedevano dalla piccola finestra della mansarda e dove vedevo i piccioni, ambientati, sui davanzali delle finestre. Ecco! Tutto questo è rimasto nella mia memoria!
Al mio arrivo a Perugia, stanchissima per il viaggio, avevo la grande fortuna che c’erano ancora Kathrin e Bernd a darmi una mano per un primo orientamento e per farmi conoscere strade, ristoranti e palazzi utili.
Nei successivi due giorni, ancora liberi, ho potuto fare lunghe passeggiate sotto un cielo blu. Ho visto cose belle e cose brutte ma mi piaceva lasciarmi trascinare per le strette strade medievali con le loro caratteristiche case, i cortili, i portici e gli archi. L’Arco Etrusco mi faceva una grande impressione ed è quello che – dopo aver iniziato l’Università – attraversavo ogni giorno e non mi stancavo mai di ammirarlo. E chiese! Quante chiese! Chiese sconsacrate e una di nuovo consacrata, piccole e grandi. E conventi! Quanti conventi! Alla fine Perugia mi sembrava composta solo di chiese e di conventi, di oratori, musei, palazzi universitari e quelli istituzionali. Le strade medievali hanno anche qualcosa di misterioso, di oscuro: possono far paura. Andando per le strade principali non passano inosservati, a destra o a sinistra, tanti vicoli che vanno ripidamente giù nel buio, come delle fauci che nella mia fantasia potrebbero essere vie che finiscono nell’inferno di Dante. Ce ne sono tanti!
E poi è arrivato il primo giorno all’università. Non volete mica leggere davvero della Babilonia, della confusione? Basta! Io, abbastanza sensibile ai rumori, alle energie che girano tra la massa degli studenti che sono, a loro volta, pure confusionari, mi sentivo “persa”, mi girava la testa. Ed era questa la grande sfida che mi portava ai miei limiti ogni giorno che dovevo andarci. Limiti energetici, limiti di potermi concentrare e limiti dell’udito causati dalla acustica in queste ampie sale con i soffitti alti e le vecchie panche le quali davano, ogni volta che qualcuno si muoveva anche solo minimamente, un brusio. Dall’Università arrivavano all’inizio anche diversi email al giorno, poi notti senza o con poco sonno. Forse, riflettendo sull’esperienza, sono troppo anziana…
La mia grande fortuna sono state la mia insegnante Cristina e le mie esperienze con i gruppi. Dopo pochi giorni c’era una bella dinamica nel gruppo composto di dodici persone di provenienza da otto nazioni.
Molto cordiale l’atmosfera e man mano pure i cinesi si sono aperti. È cresciuto un bel senso di comunità. Mi dispiaceva tantissimo doverli lasciare per andare in un altro corso più avanzato che mi aveva suggerito Cristina. Del nuovo gruppo, che era molto più piccolo, conoscevo già due partecipanti. Per me andava bene così. Praticamente ho fatto parte di due gruppi: sicuramente rimarranno delle amicizie!
E infine…la quiete
Sul Monteripido c’è il Convento di San Francesco al Monte. Era la seconda domenica quando ci sono salita, la città dormiva ancora. La parte più ripida sono le scale che portano alla chiesa in alto. Queste scale sono nello stesso tempo una via crucis. Stazione dopo stazione e con la fatica fisica nel salire, sentivo che la mia testa si liberava, diventando sempre più serena. Arrivata nello spazio verde del convento, la mia anima ha trovato pace, mi sono ritrovata dentro di me. È stata come una meditazione profonda che mi ha reso capace di affrontare meglio il “fuori” rumoroso. Il silenzio di questo posto, la natura e la bellezza, il piccolo oliveto, la vigna, la vista sulla città, le nebbie attirate dal sole salendo il Monteripido per poi dissolversi, sono stati gli ingredienti per la mia felicità in quella domenica del mese di ottobre. Una risorsa.
Marlene Muthesius
Novembre 2024